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Annamaria Parlato 30/09/2024 0

Le Colline Salernitane si tingono di colori caldi in autunno, offrendo numerose attività all'aperto

Le Colline Salernitane durante il periodo autunnale offrono uno spettacolo naturale suggestivo e incantevole, con paesaggi che si tingono di colori caldi e atmosfere avvolgenti. Questa stagione rappresenta un momento speciale sia per la flora che per la fauna, e diventa un'opportunità perfetta per vivere appieno la bellezza di questo territorio.

Caratteristiche delle Colline Salernitane in Autunno

  1. Foliage: I boschi delle colline salernitane in autunno si tingono di sfumature di rosso, arancio, giallo e marrone. Questo fenomeno del "foliage" crea paesaggi pittoreschi, soprattutto nelle aree dove prevalgono boschi di querce, castagni e faggi. È il momento ideale per passeggiate ed escursioni, godendo della bellezza della natura che cambia.

  2. Clima: L'autunno nelle colline salernitane è generalmente mite, con giornate fresche e piacevoli. Le temperature sono perfette per attività all’aperto, con notti che iniziano a diventare più fredde. Le piogge sono abbastanza frequenti, ma questo contribuisce a mantenere rigogliosi i boschi e i terreni fertili.

  3. Raccolta di Funghi: L'autunno è la stagione ideale per la raccolta dei funghi nelle colline salernitane. Funghi come porcini, gallinacci, chiodini e pioppini sono protagonisti del sottobosco. Molti appassionati e cercatori locali approfittano di questo periodo per esplorare le aree boschive alla ricerca di queste prelibatezze naturali.

  4. Vendemmia e prodotti agricoli: L’autunno è anche la stagione della vendemmia e della raccolta delle olive. Le colline salernitane, essendo famose per la produzione di vini e olio d’oliva di alta qualità, vedono in questo periodo un'intensa attività agricola. Le cantine locali sono aperte per degustazioni, e molte feste popolari celebrano il raccolto, come sagre e eventi legati ai prodotti tipici.

  5. Fauna e Migrazioni: L'autunno è un periodo importante per la fauna locale. Molti uccelli migratori attraversano le colline salernitane durante il loro viaggio verso sud. Allo stesso tempo, animali come volpi, cinghiali e caprioli diventano più attivi in cerca di cibo prima dell'inverno. Anche per gli amanti del birdwatching, l’autunno è un momento perfetto per avvistare specie rare.

  6. Castagne: Le colline salernitane, soprattutto nelle zone come la Valle dell'Irno e i Monti Picentini, sono ricche di castagneti. L'autunno è la stagione della raccolta delle castagne, che vengono utilizzate in cucina per zuppe, dolci e come accompagnamento per piatti di carne. Le castagne sono protagoniste di sagre locali che celebrano questo frutto della stagione.

  7. Sentieri e Escursioni: Durante l’autunno, le colline salernitane diventano meta ideale per escursionisti e amanti della natura. I sentieri che attraversano boschi e valli offrono panorami mozzafiato e l'opportunità di immergersi in una natura incontaminata. Molti itinerari conducono a piccoli borghi storici, dove è possibile scoprire tradizioni locali e gustare la cucina tipica.

Eventi Autunnali nelle Colline Salernitane

  • Sagre e Feste Popolari: L’autunno è ricco di eventi gastronomici legati alla raccolta dei frutti della terra, come le sagre delle castagne, del vino novello, delle nocciole e dei funghi. Queste feste sono occasioni per riscoprire antiche tradizioni culinarie e artigianali.

  • Feste della Vendemmia: Molti borghi organizzano feste della vendemmia dove i visitatori possono partecipare alla raccolta dell’uva, alla pigiatura e alla degustazione dei vini locali.

L'autunno nelle colline salernitane rappresenta un momento di grande ricchezza e vitalità, dove i ritmi della natura e le tradizioni locali si intrecciano, offrendo a chi visita questa terra un'esperienza autentica e indimenticabile.

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Annamaria Parlato 31/01/2024 0

La pericina è la pera dei Monti Picentini

Le pere in generale sono coltivate da migliaia di anni e sono una delle prime frutta ad essere state impiantate dall'uomo. Si pensa che abbiano origini in Asia già nell'antica Cina, in Mesopotamia e in Egitto. I Faraoni egizi le coltivavano considerandole un simbolo di immortalità. Durante il Medioevo, le pere divennero sempre più popolari in Europa. Le varietà europee furono sviluppate e coltivate in monasteri e giardini e nel Rinascimento vennero create nuove varietà attraverso l'ibridazione e la selezione. 

Attualmente, la Cina è il principale produttore mondiale di pere, seguita da altri paesi come l'Italia, gli Stati Uniti, la Spagna e l'Argentina. La diversità delle varietà di pere disponibili ha reso questo frutto una parte significativa della dieta globale. Esistono oggi più di 3.000 varietà di pere in tutto il mondo. Sono ricche di nutrienti, tra cui vitamina C, potassio, fibre e sono anche una fonte di antiossidanti benefici per la salute. Questa frutta è versatile in cucina e può essere consumata fresca, cotta, essiccata o utilizzata per preparare marmellate, succhi e dolci. Alcune varietà di pere, chiamate pere ornamentali, sono coltivate per i loro fiori decorativi piuttosto che per la frutta, diventando alberi molto apprezzati nei giardini per la loro bellezza.

Tra il territorio del comune di Montecorvino Rovella e Giffoni Sei Casali, la pericina è un’antica varietà di pera coltivata sin dai tempi dei Romani sui Monti Picentini. Avevano un ruolo di primo piano anche sulle mense di Greci, come descrive Omero nelle sue citazioni e Galeno, medico del I secolo d.C. che le utilizzò nelle più svariate ricette. Oggi si contano circa un centinaio di alberi secolari tutelati da 64 contadini della Comunità del cibo della pera pericina di Sieti, frazione di Giffoni Sei Casali, e dalla condotta Slow Food Picentini a partire dal 28 dicembre 2006.

Di media grandezza e a polpa fine e zuccherina, questa pera si raccoglie a partire dalla fine di agosto e in settembre; viene quindi esposta al sole su graticci e poi passata al forno per ottenere una migliore conservazione e l’utilizzo durante i mesi invernali anche in pasticceria. La forma è oblunga, il picciolo lungo e legnoso, il suo peso varia da 30 a 50 g. La buccia è verde al momento del raccolto per poi diventare marrone a maturazione completa. Il sapore è dolce e molto aromatico di lunga persistenza. La comunità di Giffoni Sei Casali ha salvaguardato per 20 secoli di storia la rarità di questo frutto che rischia di scomparire. I contadini si sono battuti per evitar l’abbattimento di ulteriori alberi e ogni anno proprio a Sieti si celebra la Festa della pera pericina, grazie alla quale il prodotto viene utilizzato e valorizzato attraverso svariate preparazioni e ricette, di cui quella più tipica è per i calzoncelli alle castagne. Giffoni Sei Casali, il Paese Albergo, si è posto così un obiettivo: concorrere con altri partner d’eccezione a salvare l’antica pera pericina.

Questa comunità locale si è impegnata così a testimoniare la necessaria sensibilità nei confronti della salvaguardia delle identità locali per la tutela dell’ambiente, della genuinità dei prodotti e per la valorizzazione dei territori e delle produzioni tipiche.

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Annamaria Parlato 31/07/2023 0

La Nocciola di Giffoni è la "Regina dei Picentini e dell'Irno", il prodotto di punta di due aree dedite alla coricoltura

Durante i nostri tour tra i Monti Picentini e la Valle dell'Irno, abbiamo appreso che la nocciola di Giffoni IGP è il prodotto più rappresentativo di queste aree interne della provincia di Salerno e fonte di sviluppo economico. 

La storia della nocciola ha radici antiche, risalenti a migliaia di anni fa. Originaria dell'Asia Minore, la nocciola si è diffusa in diverse parti del mondo e ha giocato un ruolo significativo nella cultura, nella cucina e nell'economia di molte regioni.

  1. Origini: La coltivazione della nocciola risale all'antica Grecia e Roma, dove veniva apprezzata sia per il suo frutto che per il legno. Tuttavia, sono i turchi ottomani che vengono spesso accreditati per aver perfezionato la coltivazione e l'uso delle nocciole, sviluppando varietà di alta qualità e stabilendo metodi di lavorazione.

  2. Diffusione in Europa: Le nocciole vennero introdotte in Europa durante l'epoca delle Crociate e furono portate in particolare in Italia e in Francia. Nel XVII secolo, la Turchia e l'Europa mediterranea divennero i principali produttori di nocciole.

  3. Nascita della Nutella: Nel XIX secolo, il cioccolato iniziò a diventare popolare in Europa. La Nutella, una delle creme spalmabili più celebri al mondo, fu creata nel 1946 in Italia da Pietro Ferrero. Inizialmente chiamata "Pasta Gianduja", conteneva nocciole e cioccolato.

  4. Coltivazione moderna: Oggi, l'Italia è ancora uno dei principali produttori di nocciole al mondo, insieme alla Turchia e ad altri paesi. Le nocciole vengono coltivate in molte altre regioni, tra cui Stati Uniti, Spagna, Francia e Azerbaigian.

  5. Settore economico: La coltivazione e il commercio delle nocciole sono diventati un'importante fonte di reddito per molte comunità agricole. Oltre ad essere utilizzate per la produzione di creme spalmabili e dolci, le nocciole sono anche un ingrediente comune in molti piatti salati e vengono utilizzate per produrre olio di nocciole.

  6. Benefici per la salute: Le nocciole sono apprezzate non solo per il loro sapore delizioso, ma anche per i loro benefici per la salute. Sono una buona fonte di grassi salutari, proteine, fibre, vitamine e minerali. Sono ricche di antiossidanti e possono contribuire a una dieta equilibrata e salutare se consumate con moderazione.

La storia della nocciola dunque è lunga e variegata, e il suo valore culturale, culinario ed economico è stato apprezzato per secoli. La nocciola proveniente dall’area di Giffoni era rinomata già durante il Medioevo, ma fu nel XVII secolo e nel periodo borbonico che i commerci, col resto d’Italia e con l’estero, conobbero un vero sviluppo. Oggi l'areale di produzione  si estende tra 12 comuni da Acerno a San Mango Piemonte: Acerno, Calvanico, Castiglione del Genovesi, Giffoni Valle Piana, Giffoni Sei Casali, Montecorvino Rovella, Olevano sul Tusciano, San Cipriano Picentino, S. Mango Piemonte, Montecorvino Pugliano, FiscianoBaronissi.

La nocciola è una pianta e un frutto dalle molteplici peculiarità che la rendono un alimento e una risorsa unica. Ecco alcune delle sue caratteristiche distintive:

  1. Guscio protettivo: La nocciola cresce all'interno di un guscio legnoso e resistente, che la protegge durante la maturazione e rende necessario uno sforzo per aprirlo e rivelare il frutto.

  2. Sapore caratteristico: La nocciola ha un sapore unico e distintivo, che combina dolcezza e un delicato retrogusto di nocciola. Questo sapore è molto apprezzato in cucina e nella preparazione di dolci, cioccolatini e creme spalmabili.

  3. Valore nutrizionale: La nocciola è un alimento altamente nutriente. È ricca di grassi sani, proteine, fibre, vitamine (come la vitamina E) e minerali (come il manganese, il rame e il magnesio).

  4. Versatilità culinaria: Le nocciole possono essere utilizzate in molteplici modi in cucina. Vengono consumate da sole come spuntino o aggiunte a varie preparazioni, come dolci, torte, gelati, insalate, salse e molto altro.

  5. Olio di nocciole: Dalle nocciole si ricava l'olio di nocciole, apprezzato per il suo sapore delicato e il profumo aromatico. Questo olio è utilizzato sia in cucina che nell'industria cosmetica.

  6. Benefici per la salute: Le nocciole sono conosciute per i loro benefici per la salute. Sono ricche di antiossidanti che possono aiutare a combattere lo stress ossidativo nel corpo. Inoltre, i grassi sani presenti nelle nocciole possono contribuire a una dieta equilibrata.

  7. Coltivazione: La coltivazione della nocciola richiede una cura particolare e richiede pazienza, poiché le piante possono impiegare diversi anni prima di iniziare a produrre frutti.

  8. Noccioleti: Le aree in cui vengono coltivate le nocciole sono chiamate "noccioleti" e rappresentano importanti risorse agricole in diverse regioni del mondo.

Le nocciole italiane più pregiate sono: la Tonda Gentile Trilobata (tipica delle Langhe piemontesi), la Tonda di Giffoni, la Tonda Gentile Romana, la Mortarella e la Tonda Tardiva

La nocciola di Giffoni si caratterizza per avere una forma tonda, perfetta e regolare. La polpa è bianca e consistente, dal sapore deciso e aromatico e con la pellicola interna facilmente staccabile. Queste caratteristiche agevolano la tostatura, la pelatura e gli altri passaggi della lavorazione.

Le caratteristiche organolettiche si riferiscono a tutte le percezioni sensoriali che possiamo ottenere attraverso i nostri sensi durante la sua degustazione o manipolazione. Queste caratteristiche rendono la nocciola un frutto unico e distintivo, molto apprezzato in cucina e nella produzione di dolci e creme spalmabili. Ecco alcune delle principali caratteristiche organolettiche della nocciola:

  1. Sapore: Il sapore della nocciola è distintivo e molto apprezzato. Ha una dolcezza naturale, accompagnata da un sapore di nocciola unico e delicato. Il sapore è spesso descritto come "tostato", "leggermente burroso" o "cremoso".

  2. Aroma: L'aroma della nocciola è ricco e aromatico. Durante la degustazione, si possono rilevare sentori di tostato, fruttato e leggermente erbacei.

  3. Texture: La nocciola ha una texture croccante e succosa, soprattutto quando è appena raccolta e fresca. Quando tostate, le nocciole possono avere una texture leggermente più friabile e croccante.

  4. Colore: Il colore della nocciola può variare dal marrone chiaro al marrone più scuro, a seconda della varietà e del grado di tostatura.

  5. Retrogusto: Il retrogusto della nocciola può essere persistente e piacevole, lasciando una sensazione di piacere dopo la degustazione.

  6. Note aromatiche: Durante la degustazione, si possono percepire note aromatiche che ricordano il cacao, il cioccolato, il burro, il cocco e la vaniglia.

  7. Versatilità in cucina: Le caratteristiche organolettiche della nocciola la rendono un ingrediente versatile in cucina. Le nocciole possono essere utilizzate in molti modi, da ingredienti per dolci e torte a snack salutari o come base per la produzione di creme spalmabili e perfino in piatti salati.

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Annamaria Parlato 29/05/2023 3

Il Borgo di Terravecchia e il Sentiero della Stampella a Giffoni Valle Piana, per la promozione del territorio

La storia di Terravecchia a Giffoni Valle Piana è intrisa di tradizioni locali, eventi storici e influenze culturali che hanno contribuito a plasmare il borgo nel corso dei secoli. Esplorare le sue strade e ammirare i suoi monumenti è un modo per immergersi nella storia affascinante di questo antico borgo medievale.

Meno di cento abitanti, il borgo che in realtà è la frazione più piccola di Giffoni è dominata dall'alto dal Castello di Terravecchia, le cui origini risalgono all’anno mille quando Federico II, ordinò il recupero della rocca e ne fece la sua residenza.

Il borgo è collegato al castello attraverso una piccola mulattiera ed è un susseguirsi di case e vicoletti racchiusi in un sistema difensivo.Fortunatamente, nonostante ci siano stati molti restauri, le tracce medievali non sono state cancellate e infatti è possibile ammirare ancora oggi mura di cinta merlate, torri e vicoli strettissimi che si incrociano scendendo fino a Giffoni.

Uno dei percorsi più gettonati ma da valorizzare è il Sentiero della Stampella sul lato orientale del Castello omonimo, in quanto il lato occidantale è praticamente scomparso. Lungo meno di un chilometro e largo circa tre metri, risale al periodo longobardo e per volontà del vicerè Don Pedro de Toledo, fu ristrutturato nel XVI secolo, conservando la stessa fattura, per rafforzare il Borgo di Terravecchia dalle invasioni dei Saraceni che era tra l'altro osservatorio privilegiato con il sopracitato maniero su tutti i castelli della Valle del Picentino. Lo scorso 23 aprile 2023, con la Pro Loco di Giffoni rappresentata per l'occasione dall'arch. Gregorio Soldivieri, i volontari del Servizio Civile e il Gruppo CTG Picenta di Salerno, c'è stata l'occasione di poter visitare questo antico sentiero (attività inserita nell'ambito dell'offerta formativa collegata al nascente progetto dell'Ecomuseo dei Picentini), ammirare il paesaggio naturalistico e culturale che racconta la storia della città di Giffoni Valle Piana, gli uliveti secolari che si incontrano durante la passeggiata, la chiesetta longobarda di S.Egidio risalente all'XI secolo in stile romanico ma con interessanti affreschi tardo-trecenteschi e il trappito del XVII secolo (dai monaci trappisti), attualmente museo etnografico e testimonianza dell'economia locale basata sulla produzione di olio e vino. 

Testimoni di un’antica arte della produzione dell’olio, questi frantoi ipogei sono parte integrante del paesaggio e dell’architettura rurale. Meravigliosamente conservato nel tempo, il Trappito non ha richiesto particolari interventi di consolidamento strutturale ma soltanto alcuni interventi di restauro estetico. Il motivo che spinse a lavorare in un opificio sotterraneo era quello di ottimizzare la conservazione del prodotto in un ambiente dalla temperatura costante: la temperatura doveva infatti essere bassa per evitare il degrado del prodotto, ma superare quella della solidificazione dell'olio, ossia i 6 °C Generalmente in un grande vano si trovava la vasca per la molitura con la sua grossa pietra molare posta in verticale, di calcare duro. Adiacente al grande vano erano allestiti i torchi di legno alla "calabrese" (con due viti) e alla "genovese" (ad una vite) e diverse vasche scavate nella roccia. Altri vani erano destinati a stalla, a cucina e a dormitorio degli operai.

Nel complesso, il Borgo Terravecchia a Giffoni Valle Piana offre una combinazione di fascino storico, bellezze naturali ed eventi culturali che lo rendono destinazione attraente per i visitatori della regione Campania, di tutte le altre regioni italiane e se promosso potrebbe attirare perfino turismo internazionale, diventando fiore all'occhiello della città conosciuta nel mondo per il Festival del Cinema dei Ragazzi nato proprio qui nel 1971. Il Borgo è una meta turistica apprezzata per la sua bellezza e autenticità, per il buon cibo con le tipiche osterie dislocate un pò dappertutto, con le sue strade strette e le case di pietra che raccontano la sua lunga storia.

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Annamaria Parlato 27/03/2023 1

Pontecagano, Ecomuseo dei Picentini: il CTG Picentia in rete con le associazioni del territorio

L'ecomuseo è un tipo di museo che si differenzia dalle tradizionali istituzioni museali per la sua attenzione alla comunità locale e all'ambiente circostante. L'idea di creare un ecomuseo è nata in Francia negli anni '60, quando il movimento di valorizzazione delle tradizioni locali, dell'artigianato e della cultura popolare iniziò a diffondersi in molte regioni del paese.

L'ecomuseo di Creusot-Montceau, fondato nel 1970, è considerato il primo al mondo. Il suo obiettivo era di preservare la memoria delle miniere di carbone e delle fabbriche della zona, che stavano lentamente scomparendo. L'ecomuseo ha coinvolto la popolazione locale in questo processo, incoraggiando le persone a condividere le loro storie e le loro esperienze per creare una narrazione collettiva della storia del territorio.

Negli anni '70 e '80, il movimento degli ecomusei si è diffuso in altri paesi europei come l'Italia, la Spagna e il Portogallo. Nel 1985, l'ICOM (International Council of Museums) ha creato il Comitato Internazionale degli Ecomusei e dei Musei Comunitari (CIDOC), che ha promosso l'idea degli ecomusei a livello internazionale.

Oggi, gli ecomusei sono presenti in molti paesi del mondo e rappresentano una forma di museo partecipativo e interattivo, che coinvolge la comunità locale nella preservazione e nella valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale della propria zona. 

L'ecomuseo non è solo un luogo in cui sono conservati e mostrati oggetti e documenti, ma è un processo che coinvolge la comunità locale nella creazione di un'identità collettiva e nella preservazione della storia e delle tradizioni del proprio territorio. Inoltre, l'ecomuseo spesso organizza attività culturali, educative e di sviluppo sostenibile per promuovere la conoscenza e la consapevolezza della propria cultura e ambiente.

Di seguito sono elencate alcune delle azioni più comuni svolte dagli ecomusei:

  1. Raccolta e conservazione del patrimonio culturale e ambientale: gli ecomusei raccolgono e conservano oggetti, documenti, fotografie e altro materiale relativo alla storia, alla cultura e all'ambiente della propria zona.

  2. Ricerca e documentazione: gli ecomusei svolgono attività di ricerca e documentazione per approfondire la conoscenza della storia e della cultura del territorio.

  3. Educazione e formazione: gli ecomusei organizzano attività educative e di formazione per la comunità locale, come visite guidate, laboratori didattici, incontri con esperti e conferenze.

  4. Promozione turistica: gli ecomusei promuovono la propria zona come destinazione turistica, organizzando attività culturali, escursioni, passeggiate e altri eventi.

  5. Sviluppo sostenibile: gli ecomusei promuovono lo sviluppo sostenibile, ad esempio attraverso l'organizzazione di progetti per la gestione dei rifiuti, l'adozione di tecniche di agricoltura sostenibile e la promozione dell'energia rinnovabile.

  6. Coinvolgimento della comunità locale: gli ecomusei coinvolgono attivamente la comunità locale nella gestione e nella promozione del patrimonio culturale e ambientale attraverso la partecipazione a progetti, iniziative e attività culturali e di sviluppo sostenibile.

La legislazione degli ecomusei varia da paese a paese e spesso dipende dalle normative che regolamentano il settore dei musei e del patrimonio culturale. La Campania ha una legislazione specifica per gli ecomusei che sono definiti come "musei territoriali che, attraverso la valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale locale, promuovono la conoscenza e lo sviluppo della comunità di riferimento, a partire dalla partecipazione attiva e consapevole dei suoi abitanti". 

La legge regionale n. 2 del 29 gennaio 2007, intitolata "Norme per la tutela, la valorizzazione e la fruizione del patrimonio culturale e ambientale della Regione Campania", prevede specifiche disposizioni per gli ecomusei.

In particolare, l'articolo 49 della legge regionale stabilisce che "la Regione Campania promuove, in collaborazione con gli enti locali e le comunità territoriali, la costituzione e lo sviluppo di ecomusei finalizzati alla valorizzazione del patrimonio culturale, ambientale e paesaggistico del territorio".

L'articolo 50 prevede inoltre l'istituzione di un "Registro regionale degli ecomusei", gestito dalla Regione Campania, al quale gli enti locali e le associazioni possono presentare la domanda di riconoscimento dell'ecomuseo.

La legge regionale prevede anche che gli ecomusei debbano essere gestiti da organizzazioni senza scopo di lucro, che abbiano come obiettivo la tutela, la valorizzazione e la promozione del patrimonio culturale e ambientale del territorio.

Infine, la legge prevede anche incentivi per la costituzione e lo sviluppo degli ecomusei, tra cui finanziamenti, agevolazioni fiscali e forme di collaborazione con le università e i centri di ricerca.

In molti paesi esistono associazioni e network di ecomusei che promuovono la conoscenza e lo sviluppo degli stessi, nonché la loro integrazione nei contesti culturali e sociali locali.

Anche in provincia di Salerno, precisamente a Pontecagnano, il Museo Archeologico Nazionale - MAP - diretto dalla Dott.ssa Ilaria Menale, è stato portavoce e promotore della nascita dell'Ecomuseo dei Picentini - Le Terre della Felicità

A partire dal 2017 è stato, infatti, avviato il progetto di un ecomuseo con l’obiettivo di valorizzare il patrimonio storico diffuso che caratterizza quest’ampia parte di territorio in sinergia con Enti locali, Istituzioni e Associazioni ambientaliste e di promozione culturale. 

Il riconoscimento normativo degli ecomusei della Campania invece è stato seguito da Valeria Ciarambino, vicepresidente del Consiglio regionale della Campania, che lo scorso 14 marzo 2023 (in occasione della Giornata del Paesaggio), ha espletato un approfondimento sull’iter legislativo regionale dell’Ecomuseo dei Picentini, presso il Museo Archeologico stesso, già oggetto di sottoscrizione lo scorso anno di un “Patto di collaborazione” tra i Comuni dei territori coinvolti (Pontecagnano Faiano, Giffoni Valle Piana, Giffoni Sei Casali, San Cipriano Picentino, San Mango Piemonte, Montecorvino Rovella, Montecorvino Pugliano, Olevano sul Tusciano, Castiglione del Genovesi e Acerno). "...La valorizzazione e la conservazione delle tradizioni, dei più bei siti paesaggistici e culturali e di ogni bene materiale e immateriale di cui la nostra regione dispone, passerà ben presto per il contributo degli ecomusei. Con l'approvazione all'unanimità in Commissione Cultura della proposta di legge a mia prima firma, si fa un primo importante passo nel riconoscimento degli ecomusei in Campania, mettendo a sistema quelli già esistenti e incentivandone la nascita di molti altri. Puntiamo a creare una rete di musei diffusi che costituiscano un'alternativa ai musei tradizionali, con l'intento di esaltare un patrimonio immenso di bellezze naturali, tradizioni e cultura che caratterizzano da sempre la nostra terra..." (Dal discorso dell'ON. Ciarambino durante la seduta della Sesta Commissione del 15 marzo 2022 Ciarambino, ecomusei, primo via libera in Campania - Campania - ANSA.it)

Il CTG Picentia di Salerno è tra i sottoscrittori del patto e si impegnerà con le altre associazioni territoriali a proporre iniziative riguardanti la promozione del patrimonio culturale ed enogastronomico dei Picentini. Il progetto "Di Food in Tour" sarà sicuramente tra queste. 

L'Ecomuseo dei Picentini - Terre della Felicità sarà senza dubbio volano di sviluppo turistico e territoriale, e se per i Greci il concetto di felicità era considerato obiettivo supremo della vita umana, allora secondo questa prospettiva la condizione di benessere sarà totalizzante perchè la cultura genera amore, bellezza e profondo senso civico tra i popoli. 

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